martedì 12 aprile 2011









..... Le regole sono "impicci", le costituzioni "gabbie", la legalità angheria. Il "senso delle istituzioni", che distingue l´etica pubblica dalla morale privata, diventa un ferrovecchio su cui si può ironizzare. Le dimore personali sono equiparate ai palazzi delle istituzioni, anzi sono interscambiabili. La fortune private sono intoccabili come se fossero pubbliche e quelle pubbliche sono disponibili come se fossero private. Queste e altre confusioni si giustificano non come privilegio del capo, ma come diritto del popolo, tanto più in quanto il primo sia stato eletto dal secondo e l´elezione sia concepita come investitura salvifica. Tutto deriva infatti dall´identificazione simbolica del capo con il popolo e del popolo con il capo. L´arbitrio del capo, simbolicamente, non è più tale, ma diventa l´onnipotenza del popolo, che può esibirsi come la forma più pura di democrazia. Questa versione del simbolo, però, è la sua estrema corruzione diabolica. Potremmo dire è il Lucifero dei diaboli. Infatti, si traduce nell´esaltazione del potere personificato, che è l´esatto contrario di ciò che ci attendiamo dai simboli politici: essere fattore d´unificazione "terzo", cioè impersonale, cioè nemico d´ogni demagogia Si traduce, infine, in un rischio mortale per la società stessa. La scomparsa della persona fisica, coincide con la fine del simbolo, cioè di ciò senza cui essa non sta insieme. La dissoluzione del corpo fisico del capo finisce così per coincidere con la dissoluzione del corpo sociale, cioè con instabilità, disordini, lotte fratricide. Ecco il prezzo che pagano i popoli quando si mettono nelle mani di qualcuno dicendogli: vai, noi ci riconosciamo in te, perché tu ti riconosci in noi. (GUSTAVO ZAGREBELSKY da -la repubblica 12 Aprile 2011 )

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